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view post Posted: 5/3/2015, 10:04 VELIKOVSKY, SAGAN E SITCHIN - OT - Distrans ExtrArrakis

VELIKOVSKY, SAGAN E SITCHIN



Riflessioni su tre protagonisti della cultura del XX secolo

di

L. Scantamburlo

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La copertina del testo di I.Š. Šklovskij e C. Sagan, uscito negli U.S.A. nel 1966 - Holden-Day Inc.

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ZECHARIA SITCHIN, STORICO ORIENTALISTA RUSSO

Recentemente alcuni referenti tecnico-scientifici di un'associazione culturale italiana si stanno interrogando legittimamente sugli studi del russo Zecharia Sitchin, nato all'inizio degli anni '20 del secolo scorso presso la minoranza russa di Baku, in Azerbaijan (studi che non sono solo "teorie", vista la sua passione da bibliofilo, il suo lavoro giornalistico e la sua testimonianza umana di viaggiatore presso siti archeologici e musei del mondo). Mi sento in dovere di intervenire in qualità di giornalista. Non solo perché mesi addietro ho avuto l'onore di intervistare per un bimestrale italiano il discusso storico orientalista di origine russa e residente a New York, ma anche perché l'anno scorso lo invitai (a nome di quella stessa associazione di cui sopra...) a partecipare come relatore ad un convegno italiano. A quanto ne so, egli declinò gentilmente l'invito in Italia per problemi di natura personale.

I due referenti che s'interrogano sulla presunta validità del lavoro saggistico di Zecharia Sitchin sono due ingegneri italiani. Uno di essi è anche stimato a livello accademico per la sua preparazione e la sua esperienza all'estero, indiscutibili. Certamente la cultura, la riflessione e le competenze di un ingegnere sono preziose e possono aiutare a comprendere una questione astronomica in fieri. Io stesso nutro profondo rispetto per chi padroneggia il calcolo differenziale ed integrale. Tuttavia i numeri e le equazioni sono applicazioni dell'intelletto umano, e non spiegano la realtà in toto. Sono un mezzo, un potente strumento per comprenderla e tentare di prevederla. Sono uno dei tanti saperi sviluppati dalla ragione. Ma le cosiddette "condizioni al contorno" fanno sempre la differenza, in un sistema di equazioni o in un programma informatico. Sicché se si escludono dai calcoli determinati fattori e determinati variabili del sistema considerato, i risultati che si ottengono cambiano.

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Una foto dello storico orientalista russo Zecharia Sitchin

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IL RICERCATORE THORKILD JACOBSEN? CITATO DA Z. SITCHIN NELLE SUE FONTI BIBLIOGRAFICHE E NEI SUOI TESTI

Ogni autore, in un decennale percorso di ricerca, può anche commettere degli errori. Del resto, la scienza ed il sapere più in generale sono processi che si autocorreggono, come giustamente amava sottolineare il compianto scienziato Carl E. Sagan. Anche Sitchin, nel corso dei suoi studi, potrebbe aver riportato delle inesattezze. Siamo esseri umani, fallibili, e del resto lo stesso Premio Nobel Albert Einstein introdusse il cosiddetto "termine cosmologico per controbilanciare la gravità", e così dare sostegno al "modello teorico di un universo statico" (Le Scienze, numero speciale, nr. 435, novembre 2004, pag. 94); una cosa di cui lo stesso scienziato in seguito si pentì amaramente.

Affermare nondimeno, come fa qualcuno in uno scritto on line diffuso recentemente, che Z. Sitchin (il discusso orientalista russo residente a New York) parrebbe "aver fatto suo quanto scritto" anni addietro da un ricercatore noto in ambito accademico, è un'affermazione fuorviante. Vediamo innanzi tutto il passo dello scritto menzionato:

<< [...] Sitchin (che non è citato in nessuna pubblicazione scientifica come esperto di accadico) parrebbe aver fatto suo quanto scritto, anni addietro, da un ricercatore che, invece, era giustamente noto in questo ambito: Thorkild Jacobsen: "The Sumerian King List", Chicago University Press, 1939. Solo, Jacobsen si era limitato a riportare le tradizioni accadiche, senza specularci sopra. Secondo lui, gli Anunnaki erano alcune delle divinità locali, e Nibiru il loro Olimpo. Nessun pianeta, quindi, nessuno sfruttamento dell’oro terrestre, nessun "radiofaro" a Baalbek.>>

tratto da <<l'improbabile Nibiru>>, scritto in file .pdf diffuso dal portale del C.I.F.A.S. (Consiglio della Federazione Internazionale di Studi Avanzati, una "libera associazione, apartitica, senza fini di lucro"), www.cifas.net/ricerche/Nibiru2.pdf . Il suddetto scritto è discusso anche dal portale del C.U.N., www.cun-italia.net/taccuino/tac0.htm, news del 11.07.2007. Secondo quanto riportato dai link del C.U.N. e del C.I.F.A.S., lo scritto in oggetto (<<l'improbabile Nibiru>>) è un saggio del Prof. Stefano Breccia; il file in formato .pdf, tuttavia, non è firmato.

Se una persona ha la pazienza di documentarsi, si accorgerà che proprio il menzionato ricercatore di origine danese di nome Thorkild Jacobsen (7 Giugno 1904 - 2 Maggio 1993), è citato da Sitchin nelle fonti bibliografiche dei suoi saggi. Sitchin non ha pertanto, fino a prova contraria, fatto suoi gli scritti altrui, a cui ha dato invece il giusto riconoscimento in un lavoro onesto. Prendiamo per esempio un'edizione italiana del primo libro a firma di Sitchin: <<il pianeta degli dei>>, Piemme, I edizione 1998 (titolo originale <<the 12th Planet>>, USA, 1976). Da pag. 405 a pag. 408 ci sono le "FONTI" del testo, ordinate in ordine alfabetico. Il paragrafo <<ii. Principali fonti per i testi del Vicino Oriente>> riporta una voce dedicata proprio al ricercatore sopra menzionato:

<<jacobsen, Thorkild, "Mesopotamia", in The Intellectual Adventure of the Ancient Man, 1946>>, pag. 406, ibidem.

Prendiamo ora un altro saggio a firma di Z. Sitchin: <<guerre atomiche al tempo degli dei>>, Edizioni Piemme Pocket, 2001. A pag. 257 del testo leggiamo:

<<[...] Thorkild Jacobsen, il cui studio intitolato L'elenco sumerico dei re è senza dubbio il più completo sull'argomento, data il trasferimento del potere regale di Sumer da Erech a Ur intorno al 2850 a.C.; altri lo collocano invece verso il 2650 a.C. circa - una discrepanza di due secoli per la quale non è ancora stata trovata una spiegazione.>>

Come si evince dalla lettura del passo citato, Sitchin stimava il lavoro di Jakobsen; inoltre, ancora una volta, Jacobsen è correttamente citato nelle fonti bibliografiche. Dalla pag. 366 alla pag. 370 ci sono le "FONTI". Al paragrafo <<ii. Opere individuali>>, di nuovo Sitchin cita il ricercatore di origine danese:

<<jacobsen, Th., The Sumerian King List, 1939. -, The Treasures of Darkness, 1976.>> pag.369, ibidem.

Sitchin ha consultato e, quasi sicuramente studiato approfonditamente, proprio il testo citato dall'ingegnere nel suo scritto di critica. Le fonti di Sitchin sono scritte nero su bianco, e decisamente autorevoli. Contatele se riuscite a procuravi il libro della Piemme: solo le fonti bibliografiche di Guerre atomiche al tempo degli dei sono più di cento. Mi auguro che questo chiuda il discorso sull'impegno e la correttezza di Sitchin come storico orientalista sui generis. Se è vero che i suoi scritti non trovano spazio nelle pubblicazioni accademiche, è vero anche che i suoi numerosi saggi dimostrano un lavoro a tutto campo, dove non mancano gli studi diacronici e sincronici e le connessioni con altri settori del sapere (astronomia, biologia, geologia, linguistica, storia economica, storia delle religioni, ecc..,). Tali connessioni mostrano non solo la passione di uno studioso eclettico, ma anche un'attitudine giornalistica, palese eredità del lavoro che Sitchin esercitò in Palestina. Ricordo inoltre il titolo accademico conseguito da Sitchin: in Storia Economica, a Londra, presso la London School of Economics and Political Science.

E la riluttanza dei periodici accademici a dare spazio a tesi ardite, si può spiegare benissimo come il normale processo delle rivoluzioni scientifiche, in cui gran parte dell'Establishment storico e scientifico difende spesso con i denti i paradigmi del sapere acquisiti e consolidati. Thomas Kuhn docet (vedi il suo La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962).

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LE IMMAGINI PUBBLICATE E COMMENTATE DA A. FORGIONE, ERRONEAMENTE ATTRIBUITE A FRAMES DEL "JESUIT FOOTAGE"

Quando poi lo stesso scritto a firma dell'ingegnere italiano si riferisce a dei presunti <<still frames>> emersi da <<un filmato di Nibiru, ripreso da una fantomatica sonda vaticana (!), tale Siloe>>, esso riporta erroneamente le immagini pubblicate anni fa dal saggista Adriano Forgione, e non i fotogrammi del cosiddetto "Jesuit Footage" mostrato pubblicamente dal freelance Cristoforo Barbato (ex redattore a Roma di alcune riviste e periodici). Che sono i seguenti:

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Alcuni fotogrammi del "Jesuit Footage", su gentile permesso di C. Barbato - www.secretum-omega.com

Un filmato (quello da me chiamato "Jesuit Footage") che dura più di due minuti e non <<si compone sostanzialmente di due still frames>>, come erroneamente riportato dall'ingegnere nel suo scritto. Se poi ci si voleva riferire al recente video diffuso su Disclose.tv, anche in questo caso i "frames" che lo compongono sono del tutto diversi dalle immagini inserite nel file .pdf dove si critica Zecharia Sitchin, e compongono più di un minuto di filmato.

Un po' di cronaca: quelle immagini inserite nel recente scritto di critica, quasi sicuramente non sono "frames" ma vere e proprie immagini di una fotocamera, e furono diffuse per la prima volta al pubblico - sulla carta stampata - dalla rivista Dossier Alieni, nr. 20 di Settembre/Ottobre 1999. Già precedentemente tuttavia, sul numero di Dossier Alieni (il nr. 19, Luglio/Agosto 1999) c'era stato un tentativo di pubblicazione, ma per un "problema tecnico" le immagini erano risultate alla stampa "totalmente scure". Nel servizio del nr. 19 (da pag. 26 a pag. 31, Il ritorno di Nibiru) si parlava di <<fotogrammi scattati con un sistema simile all'infrarosso>>. Le immagini, nell'articolo a firma di Adriano Forgione che accompagnava la pubblicazione delle stesse, furono attribuite alla presunta sonda spaziale "Siloe" approntata dal Vaticano, della quale già nel nr. 3/4 di UFO Network (Luglio/Agosto 1999, pag.6) si era discusso in un box azzurro a firma della "Redazione Centrale", dove si parlava di una presunta dichiarazione di Sitchin, senza tuttavia riportare né data né fonte.

Io dissento in proposito non solo perché Sitchin non si è mai pronunciato pubblicamente in proposito (a quanto ne so io), ma anche perché la presunta sonda spaziale "Siloe", secondo la testimonianza ed il lavoro di ricerca di C. Barbato, sarebbe all'origine del filmato battezzato "Jesuit Footage", e non di quelle immagini, sempre nella mia opinione e secondo il mio percorso di ricerca giornalistica. Ci tornerò su in futuro. Ad ogni modo, le immagini inserite nel recente scritto dove si critica Sitchin, furono pubblicate nuovamente sul primo numero della rivista Hera (Gennaio 2000), rivista nata per iniziativa di Adriano Forgione, proprio l'artefice della diffusione di quelle due controverse immagini.

La sconcertante storia di C. Barbato è successiva. La differenza è che Barbato poté accertare le credenziali della sua fonte stando alla sua testimonianza, mentre A. Forgione per sua stessa ammissione non fu in grado di fare altrettanto con la sua. E la "gola profonda" di Barbato (un Gesuita operativo ad alti livelli della Santa Sede) non fu in grado di spiegarsi da dove quelle immagini provenissero e chi le avesse fornite a Forgione, anche se le giudicava abbastanza attendibili (vedi in proposito la mia 'intervista a C. Barbato, "Secretum Omega", risposta nr.8, nr. 62 di UFO Notiziario, Aprile/Maggio 2006, pag.38).

Mi auguro di essere stato abbastanza chiaro con queste mie riflessioni e puntualizzazioni, perché la penna al vetriolo non è una prerogativa soltanto degli accademici...
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La copertina della rivista Hera, nr.1, Gennaio 2000

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C. SAGAN DISCUSSE NEL 1966 IL SIGILLO ACCADICO <<va/243>> DI BERLINO , DIECI ANNI PRIMA DI SITCHIN

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La copertina de La vita intelligente nell'Universo, di I.Š. Šklovskij e C.E. Sagan - Felitrinelli, 1980

Lo scorso Febbraio 2007, a pag. 57 del numero 67 del bimestrale UFO Notiziario, scrivevo che lo storico orientalista Zecharia Sitchin raccoglieva idealmente un retaggio di ricerca. In esso parlavo di un testo di divulgazione scientifica firmato da due autorevoli scienziati: l'americano Carl Edward Sagan (1934-1996) allievo di Gerard P. Kuiper e l'astrofisico sovietico Iosif Šamuilovič Šklovskij (1916-1985). Il testo di I.Š. Šklovskij e Carl Sagan (Intelligent Life in the Universe, Holden-Day Inc, USA, 1966) fu tradotto e pubblicato in Italia soltanto nel 1980, per i tipi della Feltrinelli, con il titolo La vita intelligente nell'Universo.

Al capitolo 33, intitolato <<possibili conseguenze del contatto diretto>>, Sagan discute delle tracce archeologiche che potrebbero far pensare ad un possibile contatto in epoca remota con visitatori provenienti dallo Spazio. Ebbene, a pag. 325 è riprodotta la celebre fotografia del sigillo accadico di cui parla Sitchin nei suoi testi, catalogato VA/243 e conservato allora presso la Vorderasiatische Abteilung der Staatlichen Museen, a Berlino. La didascalia della Fig.33.5 del testo di Sagan e Šklovskij, dice alla suddetta pagina:

<<[...] Il sigillo si trovava, prima della guerra, nella Vorderasiatische Abteilung der Staatlichen Museen a Berlino. [...] Riprodotto da H. Frankfort, Cylinder Seals, Macmillan, London, 1939.)>>

Sagan, nel testo del capitolo 33, dice al riguardo:

<<il sigillo cilindrico nell'illustrazione in alto a sinistra presenta, curiosamente, nove pianeti attorno al sole prominente in cielo (e, leggermente più a destra, due pianeti minori). Le altre rappresentazioni di sistemi planetari - se possiamo chiamarli così - presentano una variazione degna di nota del numero dei pianeti. [...] Questi sigilli cilindrici potrebbero non essere che gli esperimenti dell'inconscio degli uomini dell'antichità per comprendere e raffigurare un ambiente talvolta incomprensibile [...] Le storie degli Apkallu potrebbero essere state inventate di sana pianta [...] Ma storie come la leggenda di Oannes e rappresentazioni specialmente delle civiltà più antiche comparse sulla Terra meritano uno studio critico molto più approfondito di quanto non si sia fatto sinora [...]>>

pag. 324, ibidem.

Riflettiamo un attimo: lo studio suggerito da Sagan non è esattamente quanto ha fatto sin dal 1976, e sta ancora facendo, lo storico Zecharia Sitchin? L'altro ingegnere che sottopone al vaglio della critica le tesi di Sitchin, l'ing. Carlo Bolla, dice nel suo documentato scritto diffuso on line ed intitolato <<questioni celesti. La parte astronomica delle teorie di Zecharia Sitchin: riflettiamoci sopra...>>

<<[...] l’emblema raffigurerebbe il nostro Sistema Solare: il Sole sarebbe la stella centrale, mentre i globi che lo circondano sarebbero pianeti. Poiché tali globi sono 11, e dato che i Sumeri consideravano pianeta anche il Sole, Sitchin dedusse che il nostro sistema è composto da altrettanti corpi principali. Anche la Luna era considerata un pianeta dagli antichi sumeri, così noi diremmo che i corpi planetari veri e propri ivi raffigurati sono, anziché i nove conosciuti, dieci.>>

© 2006 Carlo Bolla

fonte: www.cifas.net/ricerche/QUESTIONI_CELESTI.pdf

Nello scritto critico non c'è però traccia delle precedenti considerazioni di Carl Sagan (un astronomo di fama mondiale), analoghe a quelle di Sitchin, ma formulate dieci anni prima. Anche se Sagan non evidenzia o commenta la presenza di un pianeta in più rispetto al novero dei pianeti conosciuti, resta la sua possibile interpretazione del sigillo accadico di Berlino in chiave di raffigurazione del Sistema Solare secondo la teoria eliocentrica. E Sitchin, probabilmente indipendentemente da Sagan (come spesso succede nelle ricerche), era giunto in seguito alle stesse conclusioni, ed anche oltre.

Questo è il punto fondamentale, a mio avviso: testimonianze archeologiche (sigilli, testi in cuneiforme dove si raccontano cosmogonie) attestano che le antiche genti mesopotamiche conoscevano la natura e la composizione del nostro Sistema Solare. E Carl Sagan era un astronomo di tutto rispetto.

Ora veniamo ad un'altra figura storica, molto controversa ed ancora oggi attuale. Molti hanno rimproverato Carl Sagan di aver contribuito a screditare il lavoro saggistico dello psichiatra russo Immanuel Velikovsky (Vitebsk, 1895 - Princeton, 1979), fra l'altro amico di Albert Einstein proprio a Princeton. Ed Einstein lesse con grande interesse gli scritti di Velikovsky.

In realtà il giudizio di Sagan al riguardo non è ben conosciuto. Ho trovato delle interessanti testimonianze scritte e video, in cui Carl Sagan difende la libertà di esercitare la critica ai consolidati modelli della conoscenza, e lo fa citando proprio il discusso psichiatra di origine russa, autore di Worlds in Collision ed Ages in Chaos. Sulla figura dell'autore di Worlds in Collision (McMillan e poi Doubleday, 1951, USA), invito il lettore a procurarsi il supplemento al nr.69 di "Mystero", primavera-2006, Casa Editrice Mondo Ignoto srl, Roma. Sul suddetto supplemento l'ampio dossier dedicato al controverso psichiatra di origine russa contiene anche parte degli atti del simposio organizzato nell'Ottobre 2001 presso l'Università degli Studi di Bergamo, proprio per ricordare e discutere l'opera dello studioso Velikovsky; notevole lo scritto del prof. Emilio Spedicato.

Attualmente due dei testi di Velikovsky sono editi in Italia dalla stessa casa editrice, sopra menzionata. Per chi frequenta le polverose biblioteche, ricordo che esiste una vecchia edizione della Aldo Garzanti Editore, datata 1955 (Mondi in collisione). Nel celebre testo intitolato The Dragons of Eden, con cui Sagan vinse il Premio Pulitzer, a pag. 248 dell'edizione statunitense egli cita anche le teorie dello psichiatra russo:

<<[...] Velikovskian catastrophism; Atlantis and Mu; spiritualism; [...] It may be that there are kernels of truth in a few of these doctrines, [...]>>

The Dragons of Eden, by Carl Sagan, The Ballantine Publishing Group book, 1977, pag. 248

Sagan dunque affermava nel 1977 che potrebbe esserci un "nucleo di verità" nelle dottrine elencate nel testo, e fra di esse è menzionato anche il catastrofismo di Velikovsky. E così Sagan si espresse su Velikovsky nel corso della puntata nr. 4 della sua trasmissione televisiva Cosmos (che ho potuto visionare personalmente):

<<[...] The worst aspect of Velikovsky's theories is not that many of his ideas were wrong, silly or in cross contradiction to the facts, rather the worst aspect is that some scientists attempted to suppress Velikovsky's ideas. The suppression of an uncomfortable idea is maybe common in religion or in politics, but is not the path of knowledge [...]

da Cosmos, nr.4, trasmissione televisiva condotta in USA da C. Sagan

Sagan dunque, dagli schermi televisivi americani, pur non dando troppo credito alle tesi di Velikovsky, stigmatizzava l'atteggiamento di certi scienziati che hanno tentato di sopprimere le idee del celebre saggista russo scomparso nel 1979.

Oggi Zecharia Sitchin (che, come Velikovsky, è di origine russa e visse in Palestina), a mio parere sta conoscendo successo di pubblico ma si sta imbattendo (così come Velikovsky in passato) in una forte opposizione alle sue tesi da parte di certi intellettuali e da parte della maggior parte degli ambienti accademici che contano.

Tesi le quali, non mi stancherò mai di ripetere, coniugano con rara eleganza creazionismo ed evoluzionismo.

© Luca Scantamburlo

15 Luglio 2007

ELZEVIRO RIVEDUTO E CORRETTO IL 16 LUGLIO 2007

www.angelismarriti.it


FONTE
view post Posted: 19/11/2014, 13:15 I GUANCHI E LA RAZZA PERDUTA - OT - Distrans ExtrArrakis
MISTERI DI HERA


I GUANCHI E LA RAZZA PERDUTA



I guanchi, abitanti delle isole Canarie, avevano la pelle chiara e i capelli rossi, possedevano una cultura ferma la Neolitico, ma allo stesso tempo molto sofisticata. Che legame vi era tra questa gente e la razza perduta degli Shemsu-Hor? Cosa suggeriscono gli strani crani conservati al Museo di Tenerife?

di Adriano Forgione

Sono anni che mi interesso al mistero della razza primigenia, una motivazione che mi ha portato in diversi luoghi del mondo alla ricerca di tracce che facciano luce sui mitologici portatori di civiltà. Li chiamo con il loro nome nell'antica lingua egizia, gli "Shemsu-Hor", i Seguaci di Hor. Quel "Hor" sta per Horus, ma anche per "Luce", simbolo di conoscenza, di cui quest'enigmatica razza di civilizzatori si fece custode dalla scomparsa del loro mondo pre-diluviano.
Qualcuno di voi ricorderà la mia fortunata visita al Museo archeologico di Malta, nel marzo 2001, dove ebbi modo di osservare e fotografare i crani dolicocefali ritrovati nell'ipogeo di Hal Saflieni (1). Il mistero rappresentato da quei crani si ripresenterà anche nel mio più recente viaggio di ricerca alle isole Canarie, quasi come un sottile filo di Arianna che, sebbene indipendente dalla mia volontà, pare volermi guidare verso le ultime tracce di questa razza scomparsa.

CHI ERANO I GUANCHI?

Le Canarie, ultimo ponte nell'Atlantico tra il Vecchio Mondo e l'America, terra vulcanica circondata dal mare, casa degli estinti guanchi (che significa Uomo di Tenerife), popolazione enigmatica dai capelli rossi e pelle chiara, estintisi con l'arrivo degli spagnoli, che fecero delle loro isole la baase di lancio per le navi cargo verso i tesori dell'Eldorado precolombiano.
Chi erano i guanchi? Che legami avevano con le altre popolazioni dalle medesime caratteristiche, che dominarono il primo periodo dinastico egizio, a Sumer e in tutti il Mediterraneo? La mia idea è che, dalla più remota antichità, una linea sacerdotale sopravvissuta alla scomparsa di una grande cultura, causata da un cataclisma di proporzioni planetarie (non mi piace chiamarla Atlantide), si è perpetrata per millenni, sino a quando non vi furono le condizioni per la nascita di nuove culture e civiltà da loro stessi ispirate.
I guanchi possedevano una socità molto particolare, che mescolava elementi culturali assai avanzati a uno sviluppo tecnologico del tutto inesistente. Quando, agli inizi del XV secolo, gli spagnoli giunsero nelle Canarie si trovarono a contatto con una società praticamente ferma al Neolitico. Eppure, questa gente mummificava i propri morti (2), realizzava complesse trapanazioni craniche, costruiva grandi strutture piramidali orientate con i solstizi, possedeva un'elaborata produzione artistica e creava simbologie "ermetiche" che ritroveremo soltanto nelle culture più avanzate. Soprattutto, credeva in un dio unico, sebbene tale culto era associato a forme animistiche molto elaborate. Tutti elementi che lasciano intravedere la possibilità che i guanchi fossero i discendenti di una cultura ben più avanzata, ovvero che tale cultura, o più culture, dovevano aver lasciato le loro tracce negli usi e nelle credenze guanchi a seguito di un contatto.
Effettivamente, nelle Canarie esistono prove che questo popolo impiegasse differenti motivi decorativi da isola a isola. Ad esempio, a Las Palmas, vi sono motivi spiraliformi e incisioni rupestri del tutto analoghi a quelli della Britannia o dell'Irlanda neolitica, mentre a Gran Canaria e Tenerife sono i motivi geometrici, più simili a quelli del vicino Oriente, a dominare l'arte, come se diversi popoli avessero interagito con i guanchi originari. E' molto probabile che la posizione favorevole delle Canarie, quale rampa di lancio verso l'America grazie agli Alisei, ne abbia fatto nell'antichità un luogo di attracco dei navigatori bretoni e fenici, come lo stesso Thor Heyerdhal ha ipotizzato. Nel più antico mito di fondazione guanchi, raccolto da Padre Espinosa nel 1594 (a cui si deve la raccolta delle tradizioni guanchi prima della loro scomparsa), si narra, infatti, che "in tempi immemorabili vennero sull'isola (Tenerife, N.d.R.) sessanta persone, la cui patria d'origine era sconosciuta". Sebbene le prime notizie storiche sulle Canarie siano romane e risalgano al 40 a.C., il popolamento dell'arcipelago deve essere certamente anteriore, fatto confermato dal recente ritrovamento nell'isola di La Graciosa di ossa che, datate al C-14 dal paleontologo Francisco Garcìa Talavera, sono risultate corrispondere a un'età compresa tra i 2.500 e i 3.000 anni fa, quindi, tra il I e il X secolo a.C., in piena epoca fenicia.
Ma vi è un altro enigma: come è possibile che un popolo stanziato al largo dell'Africa, in pieno Atlantico, fosse di carnagione chiara e capelli rossi? Questa domanda faceva eco nella mia mente al Museo Archeologico di Santa Cruz, a Tenerife, mentre osservando le mummie lì conservate, mi trovai di fronte a un cranio con gli evidenti resti di una capigliatura fulva. In realtà, le risposte non mancherebbero, in quanto i fenici erano chiamati così proprio perchè caratterizzati da un vivido capello rosso. I greci li chiamavano phoinikes cioè "i rossi", ma questo popolo di navigatori e civilizzatori era di provenienza cananea. I guanchi erano, quindi, di discendenza fenicia?
Se così fosse, perchè allora ignoravano completamente i rudimenti della navigazione, pur vivendo in un ambiente circondato dall'acqua e favorevole ai viaggi transoceanici? Quale processo di amnesia avrebbe portato marinai fenici a dimenticare le leggi della loro principale risorsa, seppur lì così abbondante?
Pur considerandola una possibilità da non escludere, la risposta forse va cercata altrove. E' probabile che fenici e guanchi abbiano condiviso una comune origine, quella di una stirpe antica e pre-diluviana, i cui sopravvissuti, quelli che chiamo Shemsu-Hor, diedero vita ai guanchi e, nel resto dell'Africa del nord-ovest, ai berberi. I guanchi erano, dunque, berberi, fatto confermato dalle relazioni linguistiche tra i due popoli. A questo punto la domanda non è più "Chi erano i guanchi? ma Chi erano i berberi e di quale etnia facevano parte?.

CONFERME DALLA GENETICA

Nella prima metà del 2001, il genetista spagnolo Antonio Arnàiz Villena dell'Università Complutense apportò un fondamentale tassello per rispondere a queste domande. Dopo alcuni anni di studio realizzati nel suo dipartimento, Arnàiz confermò la relazione genetica tra guanchi, berberi, baschi ed egizi affrontando lo studio dei marcatori genetici e delle loro connessioni, che permisero allo studioso alla rivoluzionaria quanto chiarificatrice risposta. Arnàiz, in una conferenza tenutasi proprio al Museo di Santa Cruz, in Tenerife, dichiarò che questi popoli avevano un'unica origine, identificata come cultura "Usko-mediterranea", e che adottavano un culto da lui definito la "Porta dell'Oscurità", un corpo di credenze associato alla Grande Madre e al culto delle acque. Alla domanda del giornalista spagnolo José Labrador circa la possibilità di un errore, il genetista affermò: "non c'è alcun problema in genetica a sovvertire i dati che paiono acquisiti, gli studiosi sono molto meno dogmatici. Guanchi, berberi, baschi ed egizi sono imparentati geneticamente. Fu la desertificazione del Sahara a causare una diaspora, in cui questa cultura si frammentò verso ovest, est, nord e sud e portando con sé i loro geni alcuni millenni prima di Cristo."
Le dichiarazioni del genetista spagnolo apportano due welementi di rilievo alla nostra trattazione:

1 - Viene confermato che anche gli Egizi sono legati a questo ceppo genetico di pelle chiara e capelli rossi, suffragando i ritrovamenti dell'egittologo Walter Emery, che negli anni '30 dello scorso secolo scoprì a Saqqara i resti di nobili risalenti all'epoca pre-dinastica o alle prime dinastie, caratterizzati da cranio dolicocefalico e capigliatura chiara (3). In tal modo, si giustifica anche il nome egizio Shemsu-Hor che assegno a questo remoto popolo.

2 - Il genetista dichiara che fu il Sahara a essere la sede di quest'antica civiltà. Effettivamente, esistono alcune teorie che collocano l'Atlantide in Africa, risalenti addirittura al 1600 e agli scritti di Francis Bacon, che la situò in Marocco. Nel 1874, fu Felix Berlioux a dichiarare di aver individuato e trovato la Kerne degli Atlantidi sulla costa occidentale del Marocco, tra Casablanca e Agadir, mentre Albert Hermann nel 1925 la identificò in Tunisia. Degna di nota è la teoria di Taylor Ansen, esposta in The Ancient Atlantic, in cui la studiosa afferma che il Mare di Tritone, citato da Erodoto nelle sue Storie (Libro IV, 184), era un grande mare interno, situato a est delle montagne dell'Atlante, nella regione dei monti Ahaggar, nella terra dei garamanti e dei regni antidiluviani dei tuareg. Nel 1935, fu l'archeologo Albert Hermann a dichiarare di aver trovato l'Atlantide in Tunisia, a Rhelissia, dove indentificò le tracce di alcune opere di irrigazione molto avanzate. Segni più consistenti di una remota cultura nell'Africa occidentale sono state offerte, negli anni '90, dall'esploratore e geologo Angelo Pitoni con la scoperta dei Nomoli, la Skystone e la gigantesca statua della Madre di Pietra, tra Sierra Leone e Mali (4).
Nonostante reputi degna di considerazione la possibilità di una civilizzazione scomparsa tra le sabbie del Sahara, credo che quella che viene chiamata Atlantide non vada localizzata come una civiltà sita in un luogo specifico, ma al contrario di quanto descritto da Platone, essendo stata una cultura marinara stanziata lungo le coste di ogni continente, in un'epoca risalente tra i 13.000 e i 10.000 anni fa (come ampiamente dimostrato da Graham Hancock in Civiltà sommerse, Corbaccio), essa lasciò le sue tracce ovunque, non solo sotto le acque di una catastrofica deglaciazione, ma anche nei popoli che da essa generarono, Canarie e guanchi compresi. Uomini dal cranio dolicocefalo e dai capelli rossi sono, inoltre, testimoniati non solo in Africa ed Europa, ma anche in Asia (5), nell'America pre-colombiana dall'Alaska alla Terra del Fuoco, in tutto il Pacifico pre-coloniale (6), dimostrando la diffusione di questo popolo civilizzatore in ogni luogo del mondo.

I CRANI DELLA DEA

Per quanto riguarda le Canarie, le sconosciute quanto enigmatiche strutture sottomarine, scoperte dal documentarista ed esploratore italiano Pippo Cappellano, a largo di Lanzarote (7), a cui vanno aggiunte le altre scoperte sottomarine realizzate da ricercatori spagnoli oltre le coste di Tenerife, non sono le uniche vestigia di tale cultura scomparsa nelle Canarie, ma esistono nelle isole dell'arcipelago tutta una serie di evidenze archeologiche e culturali che possono dimostrarlo ampiamente.
Ciò che rendeva unici gli Shemsu-Hor, a parte i capelli rossi, era il loro cranio dolicocefalico, un allungamento naturale della parte posteriore della calotta. Mi aspettavo, quindi, che i resti dei guanchi conservati al Museo di Tenerife presentassero tale caratteristica. Non mi sbagliavo, quanto avevo davanti erano proprio alcuni crani dolicocefalici, la cui forma deve aver tratto in inganno gli archeologi locali. Infatti, uno di questi presentava una marcata dolicocefalia che veniva descritta come una "malformazione genetica", la Escatocefalia, illustrata anche nel pannello che faceva da fondo alla teca espositiva. Eppure, è evidente che il cranio in esame è perfettamente sano e, soprattutto, non risponde a tale malformazione, essendo ben diverso rispetto all'immagine di confronto realizzata dallo stesso museo. Forse gli esperti archeologi hanno fornito una spiegazione di comodo? Oppure, non sapendo come spiegare una tale caratteristica genetica, hanno tirato in ballo la malformazione che più sembrava loro calzante? Domande che resteranno senza risposta, ma che dimostrano con quanta sufficienza reperti così importanti siano erroneamente catalogati dagli esperti di turno. avevo, però, la prova che desideravo, i guanchi sembravano collegarsi a tutte le altre popolazioni preistoriche associate a quell'antico popolo di civilizzatori di cui vado in cerca. Non immaginavo che alle spalle della medesima teca mi avrebbe atteso la sorpresa maggiore, la presenza di un ennesimo cranio dolicocefalico, stavolta, però, completamente privo di cucitura sagittale. La mancanza di questa linea, che divide in due la calotta cranica, formata dall'unione delle ossa parietali, non solo è una caratteristica genetica "impossibile", ma era da me già stata riscontrata nei crani dolicocefali di Malta. Medici e anatomisti da me interpellati in questi due anni (foto alla mano), per dare una risposta alla strana "assenza" della cucitura sagittale nel cranio maltese, hanno escluso la presenza nella letteratura medica di questa malformazione, aggiungendo di non conoscere la spiegazione scientifica all'anomalia rappresentata dal rilevante reperto archeologico.
Ora, in un'isola in pieno Atlantico, un cranio della medesima tipologia presenta la stessa caratteristica di quello maltese. Le corrispondenze iniziano ad essere troppe e, a questo punto della mia ricerca, non posso non pensare che una caratteristica di questo tipo, assente completamente dalla letteratura medica relativa all'uomo conteporaneo, possa essere, invece, da ascrivere quale segno particolare tipico di questa linea genetica. Eppure, anche in questo caso, nessuna spiegazione era offerta dal Museo, tralasciando completamente questo fondamentale, quanto inspiegabile, particolare e indicando il reperto interessante solo per una piccola, quanto banale, cicatrizzazione ossea parietale.

SIMBOLOGIA E CULTO

La particolarità e il legame dei guanchi con gli Shemsu-Hor non è solo dimostrato dai loro resti, ma anche dalle simbologie che impiegavano per realizzare gli stampi per la realizzazione di tatuaggi e decorazioni.
Si tratta di figure tipiche della geometria sacra, presenti soprattutto nelle popolazioni della mezzaluna fertile e nella cultura alchemica occidentale. Stelle a otto punte associabili alla Grande Madre, motivi a cerchi concentrici, alcuni richiamanti la struttura a tre anelli di Atlantide, figure a base triangolare in cui spiccano i tre triangoli in uno (che René Guenon spiega quale simbolo della manifestazione nel mondo materiale della triade divina) e ancora spirali, figure radiali o simbologie solari. Si tratta di glifi dal profondo significato spirituale e il fatto che nel Medioevo gli alchimisti occidentali impiegassero le medesime simbologie è segno che i guanchi dovevano possederle per un legame originario con la cultura primigenia, a cui gli stessi alchimisti si ispirarono, forse per derivazione egizia, essendo l'alchimia una scienza dell'uomo preservata in Egitto ma, secondo Tradizione, di origine atlantidea. In effetti, colpisce il fatto che i guanchi possedessero un culto e una religione che si avvicina molto a quella degli ermetisti e degli alchimisti, i quali considerano tutto il creato sì retto da un solo Dio, una sola energia, l'Ain Soph, ma che tra questo Grande Demiurgo e gli uomini vi sono entità preternaturali di pura energia con le quali è possibile entrare in relazione. I guanchi posswedevano il medesimo sistema cosmogonico, identificando in Chaxerax, il Grande Demiurgo, un'energia a carattere femminile. Tale essere supremo veniva dai guanchi chiamato anche Atguaychafan Ataman, cioè "Colei che regge il cielo" a cui associavano il Sole la Luna quali espressioni dei due aspetti di questa divinità unica, dove il Sole, chiamato Magec è visto come femminile e la Luna maschile, esattamente come avveniva per gli alchimisti occidentali.
Sole Luna, quindi, rappresentavano per i guanchi le espressioni del Dio o della Dea e attraverso i loro movimenti questo popolo entrava in sintonia con i ritmi naturali, incoronando i loro re, i mencey (gli unici a poter portare i capelli lunghi, come Egizi, Nazirei e Merovingi), durante la festa del Benesmen, in siti caratterizzati da edifici piramidali allineati con i Solstizi, oppure in costruzioni litiche circolari chiamate tagoror.
La presenza di numerose piramidi nelle Canarie, alcune delle quali assolutamente sconosciute agli studiosi (quelle di Guimar non sono le uniche) ma da me visitate, rappresenta un ulteriore dato a conferma dell'esistenza di un retaggio culturale legato a una razza primigenia di navigatori. Ne parleremo presto. Quanto ci interessava in questo contesto era mettere in luce una serie di dati e reperti che suggeriscono, in maniera inequivocabile, l'esistenza di una razza perduta le cui tracce sono anche alle Canarie.

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FONTE:
HERA n.42, Anno IV, Giugno 2003
view post Posted: 5/5/2014, 18:34 Respiro di Dune - Grande Bled
Un forte senso di paura
Un'intervista con Brian Herbert, autore di Legends of Dune


2 . Respiro di Dune

Dune è un capolavoro di fantascienza di Frank Herbert, adattato in un film di David Lynch. Suo figlio, Brian, ha assunto la mano dopo la sua morte nel 1986, a pubblicare seguito e prequel della serie.

D: - Ci puoi raccontare il rapporto che hai con l'universo di Dune, in connessione con tuo padre?

Brian Herbert: - ho ampiamente discusso argomento nella biografia di mio padre, "Sognatore di Dune". Siamo davvero diventati amici quando ho raggiunto l'età adulta e insieme abbiamo scritto "The Man of Two Worlds", in quanto non sempre andiamo d'accordo nel momento in cui ho vissuto con lui. Mi ci è voluto del tempo per scoprire ciò che un uomo grande e amorevole che era. Quindi non ho letto completamente Dune prima di avere una buona ventina d'anni. Ricordo anche vedere il mio padre lesse a mia madre, Beverly Herbert, passaggi del romanzo che ha scritto quando abbiamo vissuto a San Francisco. Uno dei momenti più forti è stata la prima bozza della scena in cui il giovane Paul Atreides subisce un esercizio particolarmente rigoroso da Gaius Helen Mohiam.

D: - Perché hai voluto scrivere sul Dune universo e perché si continua a esplorare?

R: - Per molto tempo ho sentito che il mondo sarebbe finito con Dune Casa Madre (Rifondazione di Dune-NdT)perché mia madre aveva trovato il titolo ed è morta mentre mio padre scriveva. E quando ha finito, ha scritto un lungo omaggio alla vita che aveva condiviso con lei e sembrava un modo, ancora una volta, a chiudere la serie in cui entrambi lavoravano.
Ma scrivendo la biografia di mio padre, ho cominciato ad essere sempre più convinto che ci fossero altre storie da raccontare in connessione con questo universo e che questo potrebbe essere fatto con Kevin J. Anderson.
Ma prima di iniziare a scrivere, ho compilato tutto quello che mio padre aveva scritto sui personaggi e dei luoghi. Con questa quantità di informazioni (che noi non intendiamo pubblicare per ora), poi siamo stati pronti a intraprendere questo enorme progetto.
I nostri primi sei romanzi sono stati fissati prima del ciclo principale di Dune. Poi abbiamo scritto quanto segue Cacciatori e il trionfo di Dune. Entrambi i libri sono il fondamento di trenta pagine di appunti di mio padre che ho trovato dopo la sua morte.

D: - Cosa ti piace in questo universo?

R: - L'universo di Dune è pieno di incredibili eventi, ma anche alla timeline che si sviluppa più di 1000 anni di idee! Questa è l'eredità di mio padre e ogni romanzo, io lavoro duramente per cercare di onorare la sua memoria e di scrivere storie che avrebbe approvato. Questa eredità è una responsabilità enorme e prendo molto sul serio.

D: - Come si fa a lavorare con Kevin J. Anderson?

R: - Prima di iniziare a scrivere, pensiamo che tutta la storia e prepariamo un capitolo dettagliato per livello di capitolo. Poi assegniamo ogni metà dei capitoli secondo le nostre competenze. Tendo a scrivere tali capitoli con gli Atreides o il Bene Gesserit, mentre Kevin J. Anderson ha scritto quelli con un sacco di azione. Abbiamo una visione simile di direzioni che possono prendere le storie e, a volte arriviamo con la stessa idea, come non abbiamo detto nulla! Poi ci scambiamo questi capitoli del computer, una volta che tutti hanno terminato la sua versione, poi si legge i due insieme per fare una seconda versione. E l'altro è un replay completo e quando sentiamo che il manoscritto è abbastanza gentile, lo inviamo alla casa editrice.

D: - Intende limitare il numero di libri che si desidera scrivere l'universo di Dune?

R: - Ci aspettano ancora almeno due importanti libri, "Navigatori di Dune" (per completare la trilogia iniziata con "Sisterhood of Dune" e "Mentat of Dune") e un altro romanzo che completa la trilogia iniziata con "Paolo Profeta" e "Il Respiro di Dune". Ci potrebbe essere il personaggio principale Principessa Irulan, o l'imperatore Corrino, o l'Imperatore-dio Leto.

D: - In Francia, troviamo le leggende del ciclo di Dune. Come hai avuto l'idea per questa serie? E cosa hai fatto con questi libri?

R: - Frank Herbert ha trascorso 20 anni a spiegare ai fan perché ha fatto Paul Atreides una sorta di antieroe in "Dune Messiah", dopo il suo periodo di massimo splendore. In sostanza, mio padre voleva mettere in guardia contro i leader carismatici che si può prendere al limite. Questo è il messaggio che abbiamo incluso in "Paolo il profeta" che è un seguito di Dune. Cronologicamente, si è poi "Dune Messia" e il "Soffio di Dune" (la storia della madre di Paul, Lady Jessica) e "Children of Dune".

D: - "Grandi Scuole di Dune" non è ancora tradotto in francese. Puoi dirci qualcosa di più su questo romanzo?

R: - Si tratta di una trilogia che racconta la fondazione di importanti scuole di Dune, migliaia di anni prima degli eventi dei romanzi originali di mio padre. Il primo romanzo di questa serie è "Sisterhood of Dune" (circa il Bene Gesserit ), recentemente seguito da "Mentat di Dune" (circa mentat così), e "Navigatori di Dune" che non è stato ancora scritto e parla della Gilda Spaziale. Nelle pagine di questi romanzi, anche noi scriviamo di due altre scuole, i "Maestri di Spada" e la "Medical School Suk".

D: - Riuscirà a progetti per il cinema e la televisione in giro Dune ?

R: - Questo è oggetto di qualche discussione, ma non abbiamo nulla da annunciare in questo momento.

D: - Quali sono i vostri piani ?

R: - Quando noi non scriviamo insieme, Kevin ed io abbiamo lavorato su altri progetti. Recentemente ho scritto un romanzo tra fantascienza e fantasy dal titolo "Oceano" e basato su un'idea di mia moglie, gennaio Lì a pochi anni fa, quando tornò da un viaggio alle Hawaii, ha detto: «E se il mare avesse deciso di combattere contro di noi? "Lei immaginava le creature del mare e lo spirito del mare ribellarsi contro l'inquinamento umano. In questo romanzo, creature pericolose hanno dichiarato guerra all'umanità. Hanno pulito le costole con le meduse tossiche e creato una forza militare acquatica per rimuovere il mare umano, con attacchi fulminei squali e orche, il pesce spada in grado di sputare subacquei, enormi balene che possono essere ingoiare grandi imbarcazioni, giganti carnivori calamari con becchi taglienti, pesci-sega, lamprede digerire carne umana, simili a ragni vampiri marittimi, serpenti di mare cobra più velenosi, guerrieri granchi, ecc. Ci sono anche grandi creature pensato per essere estinto come Plesiosaurians (come il mostro di Loch Ness), squali e coccodrilli di cinquanta piedi con enormi mascelle. Questa armada è guidata da ufficiali Sea Warriors corpo (pesce ibrido / uomo) in grado di creare enormi onde colpire la costa degli Stati Uniti (il più grande fra chi inquina al mondo). Si tratta di attivisti, una delle tattiche è quello di spingere tutti i rifiuti umani per le spiagge americane, costringendo gli uomini di ripulire la propria sporcizia. L'oceano non è più una discarica. Inoltre, il mio romanzo Sudanna, Sudanna risalente al 1985, sarà adattata cartone animato, da una delle migliori case editrici. Sto lavorando e dare consigli per il designer che ha anche scritto la sceneggiatura (non ho ancora firmato il contratto. Poi darò ulteriori dettagli). Ho anche un altro concetto di romanzo ambientale che sarà pubblicato nel mese di luglio: The Little Green Book del Presidente Rahma. Per tutti i miei libri, spero di essere coinvolto un po' di più sui social network di quanto ho fatto negli ultimi anni. Ho bisogno di consigli e aiuto dalla mia famiglia, i miei amici ei miei fans!



FONTE
view post Posted: 28/2/2014, 14:34 Un Sogno Speziato - Grande Bled
Un Sogno Speziato

Assistetti per la prima volta al film di David Lynch nel lontano 1984 nel cinema "Fiamma" di Palermo, in occasione della sua prima uscita nazionale.
Essendo un accanito lettore di fantascienza da un decennio abbondante, già fan sfegatato del Ciclo della Fondazione di Asimov e di importanti romanzi di Sir Arthur C. Clarke (Fontane del Paradiso, Incontro con Rama, Terra Imperiale, ecc.) ed avendo ricevuto in regalo, il Natale prima, il quinto volume dell'Esalogia di Dune (Gli Eretici di Dune) da mia madre che, paradossalmente, di sci-fi et similia non gliene può infischiare un piffero stonato, mi recai a vedere il film tutto speranzoso, armato perfino, da bravo eretico anti-sistema, di mini-registratore portatile nascosto nelle capaci tasche del cappottone invernale.
Per quanto ne possano averne parlato male, inondandolo di critiche di ogni tipo, il ricordo che mi si impresse a fuoco nella memoria è stato il felice connubio tra Fantascienza (astronavi enormi, armi incredibili, alieni improbabili, mondi inconcepibili) con l'elemento Fantasy (poteri extrasensoriali, preveggenza, telecinesi, telepatia, religioni misteriche, ecc.) anche se molto ridotto rispetto al romanzo. Un particolare che mi colpì indelebilmente fu il gigantesco portale baroccamente decorato dell'immensa astronave-cargo della Gilda Spaziale, attraverso cui passavano come piccoli moscerini ordinati le astronavi della Casa Atreides per l'esodo su Arrakis.
Un altro ricordo che mi è rimasto (grazie anche al riascolto dell'audio-cassetta da 120 minuti su cui avevo registrato clandestinamente l'intero film) è stato un coro di protesta ironica (del tipo: "eehhh... esagerata!") di un gruppo di giovani presenti in sala al sentire la Principessa Irulan che annunciava che le vicende che si andavano a narrare erano ambientate nell'anno 10191 non sapendo, gli sciocchi, che quello era l'anno basato sul computo della Gilda Spaziale, da quando, cioè, erano cominciati i viaggi spaziali con questa Compagnia e che c'erano altri 10.000 anni di Storia Umana alle spalle. Quindi si veniva catapultati in uno scenario ignoto di un lontanissimo futuro di oltre 20.000 anni.
Certamente, comunque, l'atmosfera davvero "magica", in uno stile (scoprirò poi) tipicamente "lynchano" rinfocolò, se già non bastava, la mia passione per la lettura dei romanzi di Fantascienza, atteggiamento che mi indusse a comprare in edicola TUTTI i fascicoli della mitica "Grande Enciclopedia della Fantascienza" in 11 argentati volumi.

Successivamente, grazie al proliferare delle video-cassette, ebbi modo di rivedere il film molte volte, tanto da divenire in breve tempo il mio film preferito, ritrovandomi così in quella situazione di chi prima ha visto il film e poi letto il romanzo. Mi è capitato più volte, anche con pietre miliari come "2001 Odissea Nello Spazio", prima vidi il film di Kubrick (all'epoca ero più giovinetto e ci andai con mio padre, che non mi rivelò mai le sue impressioni in merito) e poi lessi il romanzo di Clarke. Devo dire che la mia Fantasia, nel corso della lettura, non ne soffrì in modo particolare, per cui il mio "film" mentale me lo godetti tutto. ;)

Tentare di scrivere una recensione su Dune che possa essere esaustiva e chiarificatrice, a mio modesto avviso, sarebbe come l'improbabile tentativo di raccogliere in un cucchiaino tutti i granelli di sabbia del Deserto del Sahara, tali e tante sono le ramificazioni che si dipartono dallo sterminato arazzo creato da Frank Herbert.
Non per niente grandi nomi di fama mondiale hanno tributato il loro ammirato plauso al nostro "Genio delle Sabbie":

Il puro piacere dell’invenzione e della narrativa ad altissimo livello.
-- Isaac Asimov

Un mondo che nessuno ha ancora saputo ricreare con tale perfezione.
-- James Cameron

Il meglio. Oltre ogni genere letterario e ogni epoca.
-- Stephen King

Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito.
-- George Lucas

Dune è parte integrante del mio universo fantastico.
-- Steven Spielberg

E' evidente che un "quid" particolarmente speciale il Nostro FH è riuscito a trasmettere e a colpire l'Immaginario Creativo di questi Autori, come anche quello Collettivo del vasto pubblico. Ciononostante, in Europa (e soprattutto in Italia) le sue influenze "sabbiose" non hanno fatto granché presa, non solo il film, ma a maggior ragione il romanzo. Mentre in America l'Esalogia fa parte di diritto dei corsi universitari di Letteratura.
A mio avviso questo è da imputarsi al fatto che, ancora oggi, ma, soprattutto nelle ultime decadi del XX secolo, la Fantascienza è riconoscibile solo in pirotecniche battaglie nello spazio o azioni rocambolesche su pianeti fantasmagorici (vedi Guerre Stellari o i più recenti Avatar o Capitan Harlock), per cui resta pochissimo spazio verso tematiche ecologiche (come il millenario sforzo dei Fremen di rinverdire il loro pianeta), spirituali (come il fortissimo senso di religiosità di questo popolo del deserto), economico-politiche (come la bramosia insaziabile della nobiltà imperiale verso la Spezia, sostanza prodotta dai grandi vermi nelle oscure profondità delle sabbie di Dune, la quale, opportunamente trattata, risulta essere una sorta di droga "geriatrica" capace, cioè, di allungare la vita a chi la assume, pagando, però, con una pesante tossico-dipendenza e quindi costretto a prenderne dosi continue; di conseguenza, essendo Dune l'unico pianeta in tutto l'Universo Conosciuto ad esser fonte di questa sostanza, il prezzo di acquisto raggiunge letteralmente cifre stellari; attorno ad esso gira l'intera economia imperiale, le cui Grandi Case Nobiliari si contendono a colpi di guerre private il privilegio, "moderato" dall'Imperatore, di comandare l'estrazione di Spezia su Dune).
E come se non bastasse un quadro già di per sè fosco e complicato, si aggiungono le varie trame, intrighi e complotti di varia natura ed esito, in cui sono coinvolte, oltre alle varie casate nobiliari, anche un ordine semi-segreto prettamente femminile, le temutissime Bene Gesserit, le quali, dietro l'apparente utilità politica per l'Impero in quanto insostuibili Veridiche (capaci, cioè di distinguere la verità dalla menzogna in chi parla), gestiscono dietro le quinte di questa ribalta sociale pseudo-medievale, un complesso sistema di controllo delle linee genetiche dell'intera razza umana fin'allora presente, alla spasmodica ricerca di una sorta di 'super-uomo' che sia in grado di ricordare le sue Ascendenze, sia maschili sia femminili, controllando il quale possono avere il potere assoluto sull'intera umanità che, nel corso di decine di migliaia di anni s'è sparpagliata in migliaia di sistemi solari (e non sull'intera galassia, come viene riportato nel web erroneamente).
Un altro aspetto peculiare di queste donne particolarissime (la loro Sorellanza è stata una delle primissime Scuole Mentali sorte dopo il terribile Jihad Butleriano, la cosiddetta Guerra Santa contro le Macchine Senzienti - le altre sono quella della Gilda Spaziale che addestra i suoi Navigatori e quella dei Mentat, i Computer Umani), è il loro controllo totale sulle funzioni psico-neurobiologiche del loro corpo, utilizzando una tecnica antichissima chiamata Prana-Bindu (che nel film di Lynch viene trasformata nella "Weird Way", la "Tecnica Estraniante" associata ai Moduli Estranianti, una specie di pistole ad energia sonica).
Herbert, che l'aveva adattata alla sua narrazione col riferimento al sistema nervoso umano in un rigido addestramento mentale, aveva preso degli spunti dall'antica India tantrica, riferendosi al Centro Bindu o chakra Bindu (il corrispondente ottavo chakra) che si trova nella profondità del cervello. Secondo la tradizione tantrica, in questa parte del cervello c'è una piccola cavità la quale contiene una goccia di liquido. La sede del Bindu è l'apice della nuca dove i bramini portano il codino.
Gli sperimentatori Hindu hanno osservato che durante l'attivazione del Bindu, all'altezza dell'ipotalamo, si costituiscono delle Vibrazioni che si condensano gradualmente verso l'apice della nuca, costituendo costantemente un'Energia Spirale, le Vibrazioni della quale si espandono in tutto
il corpo. Questa struttura si costituisce come sistema vibratorio energetico, il quale è essenzialmente una manifestazione del Conscio.
Grazie alla loro capacità di controllare le funzioni enzimatiche cellulari, come il resto delle funzioni biologiche del corpo, le Bene Gesserit sono in grado di decidere il sesso del nascituro, come infatti era stato ordinato a Lady Jessica di generare una figlia femmina al Duca Leto per poterla accoppiare, una volta raggiunta la sua maturità, al figlio maschio della rivale Casata Harkonnen e "risanare l'antica frattura".
Ma siccome in un preteso universo logico, coerente, preordinato e prevedibile, come diceva FH, il Vero Universo è sempre un passo al di là della logica umana, l'imponderabile e l'imprevedibile sono comunque in agguato. L'inafferrabile Fattore "X" è il quasi sempre sottovalutato potere dell'Amore, sentimento che Lady Jessica provava fortissimo per il suo Duca e volle accontentarlo, dandogli un figlio maschio... "Paul... Paul Atreides".
Questo semplice atto di volontà dettato dalla profonda intensità del sentimento, dà il via ad una valanga di vicende
che coinvolgono tre Casate Nobiliari, di cui una è quella regnante dei Corrino, il misconosciuto popolo dei Fremen con il loro segreto sulla Spezia, i vertici della Sorellanza delle Bene Gesserit che si vedono direttamente coinvolte in un progetto che non sembra attenersi alle loro aspettative, la stessa Compagnia di Trasporti Interstellari, la Gilda Spaziale che si vede in serio pericolo di sopravvivenza nel momento in cui viene paventata dai ribelli dell'inafferrabile Muad'Dib l'interruzione definitiva della produzione di Spezia, che è necessaria ai Navigatori per viaggiare nello Spazio.

Il finale nelle due versioni (l'una filmica, l'altra cartacea) differiscono in modo sostanziale. Mentre nel romanzo l'eroe è un ragazzino adolescente di 17 anni che raggiunge, quasi suo malgrado, traguardi che riteneva inimmaginabili, ovvero vendicare suo padre, conquistare il Trono Imperiale del Leone Dorato, restituire la libertà a un popolo oppresso da millenni a lui prima ignoto, e soprattutto, il raggiungimento di uno stato di consapevolezza interiore allargata mai raggiunto da nessun essere umano... nel film lynchano troviamo un ragazzone praticamente adulto, con una voluminosa chioma cotonata di resistenza granitica (non un solo capello fuori posto nonostante le traversie), raggiunge tutti i traguardi poc'anzi elencati e in più un tocco di divinità: fa cadere la pioggia. Il primissimo piano degli occhi azzurri di Paul Atreides fanno (o dovrebbero far) capire che col suo potere mentale super-sviluppato, ha la capacità di comandare sul Tempo e lo Spazio e di trasferire le acque degli oceani di Caladan nei cieli di Arrakis, donando in modo spettacolare quanto definitivo la sua Acqua al popolo che ha adottato come leader indiscusso oltre che atteso Messia.

Per concludere questo lungo papiro, posso solo aggiungere che, ancora a distanza di 30 anni dal film e di 50 dal primo romanzo, la fascinosa attrattiva di questa Saga è rimasta inalterata, come si può constatare dalla proliferazione su internet di numerosi siti dedicati a Dune, per lo più stranieri e in maggioranza anglo-americani, ma anche in Italia, dal lontano 2004 fa bella mostra di sè e dei suoi interessanti contenuti, una Comunità virtuale di "drogati" di Mélange che si raccoglie sia nel sito-portale di Dune Italia, sia nel gruppo presente su FaceBook, nel quale si raccolgono notizie, impressioni e immagini di vario tipo sul nostro Duniverso... Bi-la Kaifa


FONTE: http://milibronellafantasia.wordpress.com/

23:26 18/02/2014
view post Posted: 18/6/2013, 10:44 L'Universo è un enorme cervello? - OT - Distrans ExtrArrakis

L'Universo è un enorme cervello?




Un punto a favore di chi sostiene il disegno universale (cioè che l’Universo è un’entità senziente, con un obiettivo preciso e che tutto accade per una ragione) arriva da una fonte improbabile: lo studio Network Cosmology co-pubblicato su Nature journal (Scientific Reports) dal fisico Dmitri Krioukov della University of California San Diego.

Naturalmente Krioukov non arriva certo a sostenere l’esistenza di un vero e proprio disegno universale nè, tantomeno, quella di un dio onnipotente che lo controlla, ma si limita a rilevare attraverso complesse formule matematiche che tutti i grandi network, come la rete dati globale, i social network, il nostro cervello e l’Universo stesso crescono e si sviluppano in maniera simile e quindi potrebbero essere regolati da una stessa legge universale che ancora non abbiamo scoperto.

Lo studio di Krioukov si basa su ricerche precedenti che avevano evidenziato similitudini funzionali tra il cervello e Internet, a cui aggiunge l’elemento universale. L’esistenza del cosmo, infatti, parte da un singolo evento – il Big Bang – e da allora ha continuato ad espandersi per circa 14 miliardi di anni.

Il team ha quindi creato una simulazione in cui l’universo primordiale è stato suddiviso nelle unità più basilari - i quanta di spazio-tempo - e ha collegato ogni quantum in relazione causale con un altro. A causa del limite imposto dalla velocità della luce, quindi, gli elementi troppo lontani tra loro non sono stati collegati causalmente. Mano a mano che la simulazione progrediva, sono aumentate anche le connessioni tra la materia presente nello spazio.

Comparando questo sviluppo a quello conosciuto dei social network e dei circuiti cerebrali, gli scienziati hanno osservato che tutti si espandono nello stesso modo. Per esempio le cellule encefaliche si collegano a quelle più vicine ma anche ad altre cellule - delle specie di “cellule Google” - che le collegano ad altre più lontane. Questa similitudine sembrerebbe indicare che esiste un collegamento profondo tra tutti i network complessi, da quelli microscopici a quelli galattici e, secondo Krioukov, è giunta l’ora di individuarlo.


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FONTE
view post Posted: 1/3/2013, 13:32 Il mistero delle scarpe egizie - OT - Distrans ExtrArrakis
Il mistero delle scarpe nel tempio egizio

28/02/2013 - Nel 2004 un'equipe archeologica italiana ha rinvenuto a Tebe sigillate in un vaso sette calzature simili a quelle usate nel medioevo

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di Maghdi Abo Abia


Il Daily Mail ci racconta di uno strano ritrovamento nei muri di un antico tempio egizio a Luxor, nei pressi dell’antica città di Tebe. Parliamo di un paio di scarpe sapientemente nascoste al suo interno.

LA SCOPERTA - Poi ci sono due paia di scarpe da bambini tra le sette nascoste in un vaso nascosto in due muri di mattoni. Stranamente, queste erano legate insieme con delle fibre di palma ed affiancate da una scarpa da adulto. A fianco un terzo paio di scarpe indossate sempre da un secondo adulto. Non si sa però come sia stato possibile che queste scarpe, costose ed inusuali per l’epoca, siano state chiuse in un vaso per 2000 anni. Secondo i ricercatori poi le scarpe così come le conosciamo sono state inventate solo in epoca medioevale. Allora come si spiega tutto questo?

INDUMENTI COSTOSI - Le scarpe sono state trovate nel 2004 da una squadra archeologica italiana ma ora un nuovo studio ha svelato qualche segreto in più. André Veldmeijer, esperto in calzature egiziane, ha spiegato che si tratta di indumenti stranieri ed abbastanza costosi. “Parliamo di una scoperta straordinaria. Le scarpe sono nuove ed anche morbide, nonostante siano passati duemila anni. Purtroppo a causa del tempo si sono rivelate molto fragili”.

COME LE SCARPE MEDIOEVALI EUROPEE - Le scarpe in questione si sono rivelate molto più avanzate rispetto a quello che si pensava fossero all’epoca. Anzi, hanno la stessa cura al loro interno delle calzature medioevali europee, sono dotate di rinforzi e cuciture e sarebbero state utili anche in fondi fangosi. Questo dimostra che sono state fatte all’estero, anche perché il clima egiziano non richiede scarpe robuste e resistenti all’acqua. L’analisi è riuscita a dimostrare anche lo stato di salute dei proprietari delle calzature.

NASCOSTE IN FRETTA E FURIA - Veldmeijer dalle analisi ha scoperto in una calzatura una zona sporgente semi-circolare che potrebbe testimoniare una borsite mentre il paio di scarpe da adulti aveva delle toppe. Chi indossava quella più “martoriata” zoppicava in quanto veniva data una pressione non equilibrata. L’usura e la riparazione conferma che i proprietari ritenevano le calzature parecchio pregiate, e per questo sarebbero state lasciate nel tempio. Ma perché? Secondo Veldmeijer i proprietari sono fuggiti lasciandole custodite nel muro per poi recuperarle, forse a causa di una rivolta. Ma nessuno è tornato a reclamarle.

FONTE
view post Posted: 4/2/2013, 15:51 "Puerta de Hayu Marca": l'antico Stargate degli Dei in Perù - OT - Distrans ExtrArrakis

"Puerta de Hayu Marca": l'antico Stargate
degli Dei in Perù



porta-Hayu-Marca-stargate

Quasi a 1300 km a sud-est di Lima, in Perù, presso le rive del lago Titikaka, si trova un sito che confonde i visitatori di tutto il mondo. Gli shamani visitato ancora questo luogo a compiere rituali e ad offrire preghiere alla parete rocciosa situta sull'altopiano, come fanno da generazioni.

Il sito è conosciuto come la "Puerta de Hayu Marca", o anche come la "Porta degli Dei". Lascia perplessi a vederla: una porta gigantesca, scavata nella solida roccia. Sembra davvero un accesso, ma non porta da nessuna parte!

Il sito si trova letteralmente in mezzo al nulla, ad oltre 4000 metri di altezza, eppure quella roccia ha chiaramente un gigantesco rettangolo intagliato e, al centro del rettangolo, in basso, c'è un incavo che sembra proprio una porta. I nativi peruviani la chiamano la "porta degli dei". Ma perchè creare una porta nella roccia che non conduce da nessuna parte? C'è un modo per attraversare questo accesso?


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L'antiche leggenda peruviana racconta che tutte le Americhe un tempo erano unite sotto un unico capo e sotto una comune tradizione spirituale. Il nome"America" deriverebbe da "Amaru-ca-ca" o "Ameru", "Ameri-ca", che significa "Terra del Serpente", così denemominata dopo l'avento di un portatore di cultura e tecnologia conosciuto storicamente come Aramu Muru o Amaru (serpente/saggezza).

Aramu Muru proveniva dall'antico continente di Mu. Egli aveva con sè molti oggetti tecnologici, tra cui il potente "disco solare". Secondo i nativi del Perù, il re sacerdote, in antichità avrebbe assistito molte tribù primitive, dopo il suo arrivo all'indomani della distruzione di Mu e di Atlantide. Grazie al suo ausilio, le antiche tribù americane furono in grado di costruire imponenti templi megalitici che ancora sono visibili nel territorio mesoamericano.

Secondo la leggenda, questo primo re sacerdote attraversò il portale grazie ad un oggetto speciale che attivava l'apertura traformando la pietra in uno stargate. La leggenda narra che questo oggetto speciale doveva essere il "disco d'oro" che Aramu Muru aveva con sè. Attraversò lo stargate e nessuno lo vide mai più. Lo shamano presente, fu testimone dell'intero evento e lo raccontò alle varie tribù della zona, tramandandolo per le varie generazioni.

Gli archeologi che hanno esaminato la porta degli dei, hanno scoperto un piccolo avvallamento circolare al centro. C'è chi ipoteizza che, forse, questa depressione era il punto in cui si inseriva il disco d'oro. Secondo Philip Coppens, autore e giornalista investigativo, «sembra una storia di fantascienza. Si dice che il congegno fosse fatto tutto d'oro e di varie altre pietre preziose. Chiunque ne fosse in possesso, poteva giungere alla porta e farla funzionare, stabilendo un contatto con gli dei, oppure invocandoli».

Siamo tutti portati a pensare che si tratti solo di coincidenze o di fantasia. Noi invece crediamo che qualcosa di storico si nasconda dietro queste leggende: è possibile che questo disco d'oro avesse un collegamento con qualche antica civiltà extraterrestre e che fosse un congegno grazie al quale era possibile viaggiare tra diversi mondi.

Questo significherebbe prendere fisicamente una persona, portarla in un altro luogo o dimensione e riportarla indietro. Secondo le leggende locali, questi re sacerdoti, noti come "fratelli dello spazio", pare venissero da altri mondi. E' possibile che siano giunti sulla terra attraverso la porta degli dei?


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«Nella lingua nativa del Perù, la parola "Chacana" indica le costellazioni come la Croce del Sud, Orione o le Pleiadi», spiega Jorge Luis Delgado Mamani, co-autore del libro "Andean Awakening". «Uno dei nostri anziani diceva che questa porta è il "ponte verso casa". In pratica, tutte queste leggende, hanno a che fare con i Fratelli dello Spazio».

Ma esisteva davvero un congegno capace di attivare questa porta? E se sì, dove conduceva il passaggio? Secondo i teorici degli "antichi astronauti", la porta degli dei è all'estremità di un tunnel spazio-temporale, una sorta di portale che collega ad un altra parte dell'universo o ad un altra dimensione.

Il tunnel gravitazionale è un costrutto teorico basato sulla Relatività Generale. Il concetto è che esiste davvero la possibilità che spazio e tempo siano connessi e che varie parti di spazio e tempo siano collegate da un piccolo canale. Se si creasse questa struttura, si otterrebbe una scorciatoia tra parti dell'universo molto distanti tra loro.


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I tunnel gravitazionali sono, dunque, un elemento accettato dalla fisica teorica, ma sono mai esistiti nei luoghi più misteriosi della Terra?

Secondo Jason Martell, autore di "Knowledge Apocalypse", l'idea è che esistano degli stargate o che siano esistiti in tempi antichi. Sempre più spesso veniamo a conoscenza di molti manufatti o di rappresentazioni di persone che attraversano passaggi, o di strane forme di energia. Gli uomini dell'antichità non comprendevano la tecnologia, proprio come noi che cerchiamo di comprendere la possibilità dei tunnel gravitazionali.

E se la "Puerta de Hayu Marca" fosse l'estremità di uno di questi stargate utilizzati dagli "antichi astronauti" per giungere sul nostro pianeta? Potrebbe essere il motivo per il quale tanti considerano il Perù uno dei luoghi focali dell'attività UFO sul nostro pianeta?

Spesso si è parlato di strani fenomeni luminosi che hanno interessato il lago Titikaka e molti testimoni affermano di averne visto uscire degli UFO. La gente del posto parla da sempre di enormi globi di luce blu, oppure di dischi luminosi. Sono stati riportati addirittura avvistamenti di esseri extraterrestri, descritti come alti, pallidi, assolutamente differenti dalla popolazione locale sudamericana, che ha pelle e capelli scuri.


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view post Posted: 4/2/2013, 15:44 Betelgeuse regala nuovi enigmi agli astronomi - OT - Distrans ExtrArrakis

Betelgeuse regala nuovi enigmi agli astronomi



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Da una nuova immagine scattata dall'Herschel Space Observatory delle ESA alla supergigante rossa Betelgeuse, gli astronomi hanno rilevato una serie di archi multipli attorno alla stella. Molto probabilmente, si tratta di tracce di materiale avanzato nel corso delle diverse fasi evolutive della stella.

Inoltre, è stato osservato un enigmatico oggetto allungato, la cui natura rimane poco chiara. Si tratta di un muro di polvere interstellare lungo quasi 5 mila anni luce. Sebbene gli astronomi non siano ancora in grado di spiegare l'origine di questo enorme scudo, di una cosa sono certi: tra 12 mila di anni si scontrerà con la stella.

Betelgeuse è la stella supergigante rossa più vicina alla Terra. Si trova nella costellazione di Orione e può essere facilmente individuata ad occhio nudo nel cielo notturno invernale dell'emisfero settentrionale come un puntino rosso-arancio alla sinistra della famosa cintura di Orione.

E' posizionata ad una distanza tra i 495 e il 640 anni luce da nostro sistema solare e, certamente, non può essere considerato un oggetto cosmico piccolo e poco appariscente. La sua massa è pari a circa 17 masse solari e il diametro è maggiore del nostro solo di circa mille volte.

Anche la sua luminosità è molto potente, circa 100 mila volte più intensa di quella del nostro Sole. Si tratta di una delle stelle più massicce conosciute dagli astronomi: se Betelgeuse fosse al centro del nostro sistema solare, il suo raggio oltrepasserebbe l'orbita di Giove.

Nonostante tutte queste informazioni, ci sono ancora segreti che la gigantesca stella rossa conserva gelosamente. Non è nota, per esempio, la fase evolutive in cui si trova la stella. Tradizionalmente si ritiene che Betelgeuse stia bruciando carbonio da circa 10 milioni di anni. Quindi, in teoria, tra circa 2 mila anni, secondo gli astronomi, potrebbe trasformarsi in una supernova.

Tuttavia, si suppone che la stella sia entrata nella fase di gigante rossa almeno diverse migliaia di anni, informazione ricavata dall'archeologia, piuttosto che dall'astrofisica. Durante alcuni scavi nel nord della Cina, un team di archeologi scopri alcuni resoconti di astronomi cinesi del I secolo a.C. Dai documenti risulta che all'epoca il colore della stella era bianco o giallo.

Più avanti, da alcune descrizioni fornite da Tolomeo, risalenti al II secolo d.C., si evince che la stella già aveva assunto la sua caratteristica colorazione rossa. Quindi, si può ipotizzare che la trasformazione della stella sia avvenuta circa duemila anni fa.


Che cosa sta succedendo intorno alla gigante rossa?

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Ora, dalle osservazioni di Herschel spunta un nuovo mistero: l'esistenza di una nebulosa di gas e polveri intorno alla stella. Nelle osservazioni precedenti, gli astronomi non avevano notato la nube a causa della forte luminosità di Betelgeuse. [Leggi studio pubblicato su Arxiv].

Una volta individuata, gli scienziati si sono chiesti se si tratti dei resti del guscio originario della stella, oppure se possa avere una diversa origine. Gli esperti hanno cominciato a studiare alcune parti della nebulosa nello spettro infrarosso.


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Dalle osservazioni è emerso un altro intrigante enigma: una lunga striscia lineare dietro gli archi di polvere cosmica. Di cosa si tratta? Secondo le prime ipotesi, potrebbe trattarsi di materiale rilasciato nella fase precedente dell'evoluzione stellare, oppure del bordo di una nube interstellare non ancora individuata.

Ad ogni modo, si tratta di un corpo celeste separato della stella. Tenendo conto dei movimenti di Betelgeuse, gli astronomi hanno calcolato che l'arco di polvere cosmica più esterno si scontrerà con il muro cosmico tra 5 mila anni, mentre Betelgeuse impatterà con la misteriosa struttura tra 12 mila anni. Insomma, un formidabile spettacolo pirotecnico per gli astronomi del futuro! [Image Credit: ESA]


31 gennaio 2013

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view post Posted: 4/2/2013, 15:35 Un uovo in orbita attorno Saturno? - OT - Distrans ExtrArrakis

Un uovo in orbita attorno Saturno?
E' solo Metone, la strana luna del pianeta



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Liscia, di forma arrotondata e oblunga, simile a un uovo di 3 Km circa di diametro. Ecco il primo ritratto di Metone, una delle lune di Saturno, come emerge dal recente, spericolato flyby realizzato qualche mese fa dalla sonda Cassini.

La superficie estremamente liscia e priva di crateri, visibile per la prima volta nelle immagini della missione, fa discutere i ricercatori sulla natura e la storia di uno dei più misteriosi satelliti naturali di Saturno. Le occasioni per osservarla sono pochissime, visto che orbita molto vicina al pianeta, dove Cassini si avventura di rado.

Metone, con i suoi 3 Km di diametro, è uno dei satelliti più piccoli di Saturno. Viene scoperto dalla sonda Cassini nel lontano 2004: la prima luna di Saturno identificata nel corso della missione, ma decisamente non l’unica. Successivamente, Cassini scopre numerosi altri satelliti del pianeta, tra cui Anthe e Pallene, due cugine di primo grado della misteriosa Metone, che orbitano intorno a Saturno vicino alla piccola luna a forma di uovo, all’interno dell’anello E del pianeta, tra Mimante ed Encelado.

Bisognerà aspettare 8 anni dopo la sua scoperta, esattamente il il 20 Maggio 2012, perchè la sonda Cassini completi finalmente un flyby ravvicinato di questa piccolissima luna, arrivando a una distanza sufficiente per mostrare al mondo le prime fotografie della sua superficie. Realizzare delle immagini dettagliate di un oggetto così piccolo è stata un’impresa ardua persino per l’efficientissima sonda NASA-ESA-ASI, che si è dovuta avvicinare a una distanza di appena 1900 Km dal corpo, per poterne osservare la superficie.

Le manovre orbitali che hanno permesso l’avvicinamento non sono tra le piu semplici, visto che Metone, come le sue compagne Anthe e Pallene, orbita molto vicina a Saturno, a circa 200,000 chilometri dal pianeta, la distanza minima a cui Cassini può attualmente avvicinarsi al pianeta stesso. Le opportunità per realizzare immagini di Metone e delle sue cugine di primo grado sono dunque limitate a momenti fugaci, in cui la sonda è molto vicina a Saturno e percorre con velocità massima traiettorie molto inclinate rispetto all’orbita del pianeta stesso.

Quello che emerge da questo prezioso primo ritratto, realizzato in condizioni così estreme, è particolarmene sorprendente. Innanzitutto, Metone è di forma arrotondata a differenza di molti corpi di dimensioni analoghe osservati finora, asteroidi e altre lune, la cui forza di gravità non è sufficiente per determinarne una forma sferica.

Secondo i ricercatori, la forma arrotondata e leggeremente oblunga deve essere una diretta coseguenza del suo processo di formazione, ancora misterioso. Inoltre, la superficie della luna è liscia e apparentemente senza alcun segno di impatto evidente. Anche qui, a giudicare dai corpi minori di dimensioni analoghe osservati finora, questa caratteristica costituisce una stranezza non sottovalutabile.

Una delle ipotesi più attendibili formulate dai ricercatori per spiegare questa curiosa morfologia presenta la superficie di Metone come ricoperta da una polvere sottilissima che, come un potente spray, avrebbe nascosto ogni segno di cratere o altro rilievo.

L’origine di questo spray che avrebbe totalmente rimodellato la Luna e le sue due cugine di primo grado potrebbe essere ricondotta ai getti di ghiaccio e altre particelle emanate dal polo sud di Encelado, una delle tante importantissime e recenti scoperte riguardante il sistema di Saturno. E uno dei tanti motivi per cui la sonda Cassini continuerà nei prossimi anni a orbitare intorno -e sempre più vicino - alle sue misteriose lune.



Fontane di ghiaccio zampillano su Encelado

Enormi getti di acqua ghiacciata si sprigionano dalla superficie del polo sud di Encelado, una delle lune di Saturno. Questa spettacolare immagine composita arriva dalla sonda Cassini, dedicata allo studio del pianeta e dei suoi satelliti.

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Nella foto, presa da una distanza di circa 14.000 chilometri da Encelado, si possono scorgere più di 30 getti, molti dei quali sono stati osservati per la prima volta. Queste vere e proprie “eruzioni di ghiaccio” provengono da fratture sulla superficie di Encelado prodotte dalle potentissime azioni mareali esercitate dalla forza di attrazione gravitazionale di Saturno. Gli scienziati stanno studiando con grande interesse queste immagini per riuscire a determinare con precisione la quantità di acqua presente sotto la superficie di Encelado.

Cassini-Huygens è una missione robotica realizzata in collaborazione tra la NASA, l’ESA e l’ASI con la partecipazione di numerosi ricercatori italiani. Il 14 gennaio del 2005 la navicella denominata Huygens, staccatasi dalla sonda madre, ha raggiunto la superficie di Titano, uno dei satelliti di Saturno, inviando a terra spettacolari immagini della sua superficie. L’INAF contribuisce alla missione con lo spettrometro a immagine nel visibile e vicino infrarosso VIMS-V (IFSI Roma), l’esperimento RADAR e lo strumento HASI su Huygens, dedicato allo studio dell’atmosfera di Titano. [Fonte].


14 novembre 2012

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view post Posted: 4/2/2013, 15:27 La tempesta su Saturno cresce: è come un serpente che si morde la coda! - OT - Distrans ExtrArrakis

La tempesta su Saturno cresce:
è come un serpente che si morde la coda!



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Una grande tempesta sta sconvolgendo l'atmosfera di Saturno. Avvistata per la prima volta il 5 dicembre del 2010, a 33 gradi di latitudine Nord, la grande perturbazione, tra fulmini e saette, ha praticamente avvolto il pianeta, formando un gigantesco anello di circa 300 mila chilometri.

Nuove osservazioni del team della missione Cassini, infatti, rivelano che la testa della tempesta è arrivata ad inglobare la sua scia, come l'Uroboro, il serpente che si morde la coda, secondo la suggestiva immagine offerta da Eleonora Ferroni nel suo articolo per Media Inaf.

L’evoluzione della tempesta è stata osservata dagli scienziati della NASA tramite gli strumenti della sonda Cassini (NASA/ESA/ASI): per la prima volta i ricercatori hanno potuto studiare un fenomeno simile, unico nel nostro Sistema solare.

La dinamica della tempesta di Saturno, nutrita dall'aria calda presente nell'atmosfera del pianeta, è simile a quella che genera gli uragani terrestri, che si alimentano con l’energia dell’acqua calda e lasciano dietro una scia di acqua fredda. [Una supertempesta nell'atmosfera di Saturno].

Tuttavia, gli uragani terresti, seppur potenti e devastanti, non arrivano mai a “mangiarsi la coda” in questo modo, a causa del conformazione morfologica del nostro pianeta. Infatti, incontrato le montagne che li portano a esaurire le loro energia, infrangendo e bloccando venti e tempeste. Su Saturno la tempesta, invece, ha avuto campo libero, non trovando ostacoli davanti il suo drammatico e turbolento cammino. [Straordinarie immagini dei cicloni di Saturno].

Le immagini della sonda Cassini hanno mostrato che la testa della tempesta si è scontrata con un vortice, e da quel momento la grande potenza della tempesta ha cominciato a diminuire. Gli studiosi ancora non sono riusciti a determinare i motivi di tale fenomeno. La tempesta si è definitivamente placata il 28 agosto, dopo ben 267 giorni di attività.


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«Questa tempesta su Saturno era davvero un bestione», ha detto Kunio Sayanagi, autore dello studio. «Ha mantenuto la sua intensità e forza per un periodo di tempo insolito. La testa della tempesta ha corso attorno al pianeta per 201 giorni e la forza della corrente ascensionale avrebbe potuto risucchiare l’intera atmosfera terrestre in 150 giorni».

Il vortice osservato da Cassini è risultato essere il più grande mai visto nella troposfera di Saturno, circa 12 mila chilometri di larghezza: questo lo porta a superare il record delle grandi tempeste di Giove, come Oval BA e la Grande Macchia Rossa. Nel 2009 era stato avvistato la più lunga e duratura tempesta mai vista su Saturno, che durò circa 334 giorni, ma 100 volte meno potente rispetto a questa. [Media Inaf].


02 febbraio 2013

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view post Posted: 4/2/2013, 15:19 Sardegna misteriosa: le affascinanti spirali della Tomba a Scacchiera - OT - Distrans ExtrArrakis
Sardegna misteriosa: le affascinanti spirali della Tomba della Scacchiera

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La Sardegna, oltre ad essere l'isola italiana più amata nel mondo per le sue bellezze naturalistiche, è molto conosciuta soprattutto tra gli archeologi per i suoi nuraghi - antiche torri che ricordano un pò i Brochs scozzesi - e per quelle straordinarie meraviglie scavate nella roccia, conosciute come "Tombe dei Giganti".

Per questo motivo, la Sardegna è davvero in posto incredibile per chiunque sia appassionato di archeologia e monumenti antichi. Eppure, alcuni dei ritrovamenti più interessanti sono stati nascosti per secoli, dopo essere stati scoperti dagli archeologi.

Paola e Diego Meozzi, due giornalisti italiani di archeologia che curano l'ottimo sito Stone Pages, sono stati i primi a comunicare al mondo intero una prodigiosa scoperta avvenuta proprio in Sardegna. Durante un tour archeologico sull'isola, i due fratelli hanno pernottato in un agriturismo a Sas Abbilas, situata in una valle un pò appartata nei pressi di Bonovra (Sassari), non molto distante dalla famosa necropoli preistorica di Sant'Andrea Priu.

Diego e Paola hanno incontrato il proprietario dell'agriturismo, il signor Antonello Porcu, il quale gli ha mostrato una serie di immagini straordinarie scattate da lui stesso nel 2009. Le immagini mostravano delle ampie spirali di 70 centimetri di diametro, di color rosso ocra, dipinte sulle pareti di quella che sembrava essere una tomba preistorica. Si trattava di un sito neolitico scoperto in quello stesso hanno e denominato "La Tomba della Scacchiera", la quale nasconde una storia, a dir poco, misteriosa.

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Nel 2007, il comune di Bonovra, grazie ad una serie di finanziamenti, avviò un'indagine archeologica nella zona dove c'è la necropoli preistorica di Sant'Andrea Priu, vicino all'agriturismo del signor Porcu. Nel 2008, a seguito dell'indagine, fu avviata una campagna di scavi affidata a una società cooperativa locale e con a capo l'archeologo Francesco Sartos, nominato dalla Sopraintendenza Beni Archeologici per Nuoro e Sassari (sezione locale del Ministero dei Beni Culturali).

Poche settimane dopo l'inizio degli scavi, nonostante l'archeologo capo continuasse a dire che nulla era stato ancora torvato, incuriosito dai continui movimenti dei macchinari, il signor Porcu, entrando in confidenza con gli operai addetti alle scavatrici, si rese conto che sulle colline del Parco Tenuta Mariani era stato trovato qualcosa di straordinario.

Porcu e suo fratello, fortunatamente, non resistettero alla curiosità e dopo qualche giorno recarono sul luogo degli scavi per capire cosa stesse succedendo. Sotto un tappeto messo lì dagli archeologi, i fratelli Porcu scoprirono un ingresso che conduceva in una grande tomba con tre nicchie laterali. L'interno della tomba era decorata con vivaci disegni in ocra rossa e con enormi corna tauirine scolpite nella roccia. Il soffitto, alto 1,70 metri, era dipinto di blu scuro e di bianco.

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Ma la cosa che più colpì i due curiosi, fu la serie di sette spirali rosse dipinte su una nicchia laterale, ciascuna di 70 centimetri di diametro, eseguite con una tecnica pittorica molto raffinata.

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Inoltre, sul soffitto della nicchia, c'era una figura geometria molto rara per le tombe ritrovate in Sardegna: un motivo in bianco e nero a scacchi. Probabilmente si tratta di una decorazione unica nel suo genere per un sito apparentemente risalente al Neolitico (dal 3800 a.C. al 2900 a.C.), attribuibile alla cosiddetta cultura di Ozieri.

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Affascinato dallo straordinario ritrovamento, Antonello Porcu decise di informare il sindaco di Bonovra della scoperta fatta nel suo territorio. Il sindaco si disse sorpreso del fatto che nessuno degli archeologi lo aveva informato di una scoperta così importante.

Fortunatamente per noi, Porcu ebbe l'idea di scattare delle fotografie dell'interno della tomba, perchè, a conclusione di questa storia, pochi mesi dopo, i rappresentanti ufficiali della Sopraintendenza Archeologica per Nuoro e Sassari, decisero di bloccare definitivamente l'accesso alla tomba con il calcestruzzo, coprendo l'intera superficie don uno spesso strato di terreno, coprendo di nuovo la tomba.

La motivazione ufficiale che è stata data a questo atto scellerato è la protezione della tomba dai saccheggiatori. Così la tomba e le sue pitture stupefacenti sono tornate di nuovo nell'oblio. Una sorte condivisa anche da altre tombe rinvenute nella stessa area, come quella denominata "Sa Pala Larga", nella quale è scolpita una testa di toro impressionante, con sopra una serie di spirali che formano una sorta di "albero della vita".

Le autorità sarde sono spinte dal desiderio di proteggere il sito e non desiderano che si sparga la voce della scoperta, ma Diego e Paola Meozzi - e il Navigatore Curioso - non sono d'accordo: "Il nostro patrimonio archeologico è un tesoro nazionale e deve essere condiviso: la protezione è una cosa, ma nascondere un antico sito a tempo indeterminato è un'altra cosa", commenta Diego.

"Ci chiediamo quanti monumenti notevoli sono stati rinvenuti, studiati e poi sigillati dagli archeologi in Sardegna, conosciuti solo da poche persone autorizzate. Chiedo che la gente di tutto il mondo invii una mail al Sopraintendente Archeologico per Sassari e Nuoro (Dr. Bruno Massabò - [email protected]) per sollecitare un ripensamento della politica di chiusura e di permettere a tutti di visitare il sito", conclude Diego.

A conclusione di questa brutta storia, il Navigatore invita tutti i suoi lettori a spedire subito la mail al Sopraintendente (inondiamolo di mail), perchè sigillare un sito antico come "La Tomba della Scacchiera" con il calcestruzzo, è l'atto vandalico più grave della storia dell'archeologia italiana e mondiale. Ci chiediamo quante scoperte archeologiche siano state nascoste ai cittadini della Terra con la stessa gretta logica.

Chi decide quale scoperta possa essere divulgata e quale no? Quante scoperte "scomode" sono state occultate alla conoscenza delle persone? Questa logica deve essere annientata, soprattutto in un campo come l'archeologia, fondamentale per aiutarci a capire le nostre origini e, paradossalmente, il nostro destino.

Un ultima considerazione. Le spirali mostrate nelle foto, richiamano alla mente la disposizione dei motivi sulle a pietra all'ingresso della tomba neolitica di Newgrange in Irlanda. Un ricercatore ha già notato che le spirali della Tomba della Scacchiera ricordano altri motivi di arte rupestre rinvenuti sulla costiera atlantica d'Europa, o come quelle dipinte all'interno dello straordinario ipogeo Hal Saflieni, sull'isola di Malta.

Se è vero, come alcuni ritengono, che la Spirale è l'antico simbolo della civiltà atlantidea, la Tomba della Scacchiera non potrebbe parlarci dei discendenti dei sopravvissuti alla catastrofe che spazzò via Atlantide? Quali altri segreti nasconde la Sardegna che ci aiuterebbero a ricostruire il passato remoto della nostra specie?

02 febbraio 2013

FONTE: http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archi...tomba-dell.html
view post Posted: 11/1/2013, 10:44 Solstizio d'Inverno - Sayyadine

Ludus Bonae Societatis

Solstizio d’Inverno.
Il Sole entra nel Segno del Capricorno.

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"Alcuni astrologi esoterici, e anche certi poeti, hanno ravvisato nel grande potere costruttivo del Capricorno la forza che trasforma l'elemento Terra in forme immaginative. Nella sua trilogia 'Wallenstein' (1798-1799), il grande poeta e drammaturgo tedesco Friederich Schiller parla di Saturno, il pianeta che domina il Capricorno, come di un "signora della nascita segreta delle cose... nel grembo della terra e nelle profondità dell'immaginazione". Nel suo libro 'From Pioneer to Poet' Isabel Pagan definì il Capricorno più evoluto il segno del "sacerdote o dell'ambasciatore". John Varley, l'astrologo eterodosso che istruì nella sua arte William Blake, intuì il rapporto profondo che lega il Capricorno al suo opposto, il Cancro, pur basando le sue considerazioni sull'antica posizione della "stella-pesce" Formalhaut che era in Capricorno in epoca classica (J. Varley, A Treatise on Zodiacal Physiognomy, London, 1828). Questa stella, che corrisponde all'attuale alpha Piscis Australis (ora nella costellazione dei Pesci), contrassegnava allora il Solstizio d'Inverno."

Fonti: The History of Horoscope, Sutton, 2005, D. Ovason, trad. T. Martino.
Immagine: reperita su internet, fonte sconosciuta, chi può rivalerne i credits può segnalarcelo e saranno aggiunti.
Mi piace · · Condividi · 21 dicembre 2012
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